RSA in Brianza, forti preoccupazioni di Cgil e Spi
Mondellini e Bonanomi: “Regione metta in campo tutte le risorse per evitare il contagio. Noi monitoriamo: basta errori sulla pelle dei più deboli”
“Considerato l’andamento del contagio in provincia, siamo fortemente preoccupate per la situazione che potrebbe determinarsi nelle RSA del nostro territorio, per questo motivo sollecitiamo la Regione a mettere in campo tutte le risorse e tutti gli strumenti necessari per tutelare questa fascia di popolazione. La Cgil in Brianza sta quotidianamente monitorando lo stato delle strutture e le condizioni di lavoro del personale: continueremo a verificare la situazione a tutela delle anziane e degli anziani del nostro territorio. E non escludiamo, in caso di negligenze, il ricorso alla magistratura”.
È un monito molto netto quello di Angela Mondellini e Anna Bonanomi, rispettivamente segretaria generale della Cgil di Monza e Brianza e segretaria generale dello Spi provinciale, la categoria della Cgil che tutela e rappresenta le pensionate e i pensionati.
ANGELA MONDELLINI e ANNA BONANOMI: Siamo fortemente preoccupate per la situazione che potrebbe determinarsi nelle RSA
“Recenti notizie di stampa – continuano le due dirigenti sindacali – rivelano la volontà di Regione Lombardia di affidarsi nuovamente anche alle RSA per ospitare pazienti positivi al Coronavirus. Sarebbe la reiterazione di un fatto gravissimo, che già nella prima ondata ha esposto al contagio i più fragili, coloro che andrebbero tutelati, con conseguenze drammatiche”.
FORTE PREOCCUPAZIONE: Malati Covid nelle RSA? Allora non si è capito nulla di come fronteggiare l’emergenza sanitaria
“Se si fa entrare il virus nei luoghi in cui vivono i più vulnerabili, significa che non si è capito nulla di come fronteggiare l’emergenza sanitaria”, ammoniscono Mondellini e Bonanomi, che aggiungono: “Insieme a Cisl e Uil, negli ultimi mesi abbiamo avanzato molte proposte alla Regione, ma non siamo stati ascoltati, forse perché andavano nella direzione di mettere in discussione il modello della sanità lombarda”.
“Non vorremmo constatare che, dopo aver vietato l’ingresso ai parenti perché non si era in grado di garantire la sicurezza degli ospiti, nelle case di riposo del nostro territorio si faccia entrare il virus dalla porta principale”, concludono le due segretarie.