Lavoratori precari della Questura, le organizzazioni sindacali incontrano il Prefetto: “Ricadute pesanti per i servizi e ritardi insostenibili per le famiglie”
Tra le province Monza Brianza e Milano sono più del 50 per cento le pratiche in attesa di risposta
Cgil, Cisl e Uil territoriali, insieme alle categorie che rappresentano e tutelano i lavoratori somministrati, sono recentemente stati ricevuti in prefettura per rappresentare le preoccupazioni rispetto al futuro delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati presso gli uffici della Questura e provenienti, appunto, dalle agenzie per il lavoro. L’incontro è avvenuto con il Capo di Gabinetto dott. Giacomo Pintus e la dirigente d’area Tutela dei diritti civili, cittadinanza e immigrazione dott.ssa Lea Saporetti.
“La presenza di queste lavoratrici e di questi lavoratori garantisce da anni il funzionamento di servizi indispensabili per la collettività – hanno esordito le organizzazioni sindacali –, ma sembra che questo non sia sufficiente per il governo che non ha previsto risorse per il rinnovo dei loro contratti”.
Dallo scorso novembre, le tre sigle sindacali hanno messo in atto iniziative di mobilitazione per rivendicare la necessità di una risposta sul tema della continuità occupazionale e della salvaguardia delle professionalità, ma anche sull’operatività degli sportelli che garantiscono i servizi ai cittadini migranti sul territorio provinciale.
“Il mancato rinnovo dei contratti a questi professionisti ha ricadute pesanti sui servizi dedicati alla popolazione straniera regolarmente soggiornante sul nostro territorio – affermano da Cgil, Cisl e Uil territoriali –, infatti un numero ancora elevato delle domande di emersione presentate nel 2020 non è stato ancora lavorato e conseguentemente le lavoratrici, per la maggior parte colf e assistenti familiari, ma anche le famiglie che le hanno regolarizzate stanno aspettando la definizione del procedimento e il rilascio del primo permesso di soggiorno. Sono ormai trascorsi due anni e mezzo senza che sia stata data loro una risposta: questa inefficienza causa disagi alle lavoratrici domestiche nella previdenza e nell’accesso ad alcune tutele, ma anche alle famiglie che aspettano di regolarizzare le assistenti familiari”.
Il mancato rinnovo dei contratti a questi professionisti ha ricadute pesanti sui servizi dedicati alla popolazione straniera regolarmente soggiornante sul nostro territorio
Insomma, se la sanatoria del 2020 aveva lo scopo di far emergere il lavoro sommerso e regolarizzare le lavoratrici e i lavoratori impegnati in agricoltura e nell’assistenza delle famiglie, l’obiettivo è stato centrato solo in parte: tra la provincia di Monza e Brianza e quella di Milano sono più del 50 per cento le pratiche in attesa di risposta (risultano in istruttoria ancora 13.791 richieste).
A margine dell’incontro, le organizzazioni sindacali hanno chiesto di convocare il Consiglio territoriale per l’immigrazione per avere un quadro completo delle esigenze della popolazione migrante: “Riteniamo utile una fotografia dei bisogni coinvolgendo i sindacati e le associazioni per giungere a una discussione completa su tutte le dimensioni del fenomeno”.
tra la provincia di Monza e Brianza e quella di Milano sono più del 50 per cento le pratiche in attesa di risposta (risultano in istruttoria ancora 13.791 richieste)
“La storia del nostro territorio dimostra, a partire dall’esperienza di Fondo Speranza, che solo agendo insieme è possibile costruire integrazione nel lavoro e autonomia abitativa. Questo è un vantaggio per molti, anche per gli imprenditori che traggono beneficio dalla straordinaria capacità di accogliere del sistema brianzolo: garantire efficaci iter amministrativi significa anche maggiore sicurezza e legalità contrastando fenomeni di caporalato ben presenti nel nostro tessuto economico”, hanno concluso i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil presenti all’incontro.