Alisei come esempio da seguire: sulla Scuola di Formazione Politica, la Cgil Monza Brianza incassa il plauso del nazionale
Quest’anno, Camera del Lavoro di Monza e Associazione Alisei sono state invitate a intervenire dalla Cgil nazionale al convegno “Quale futuro per l’Europa” che si è svolto a Ventotene sabato 7 settembre, a margine della settimana di studi federalisti dell’Istituto Altiero Spinelli.
La Scuola di Formazione Politica Alisei è stata indicata come buona pratica ed esempio da seguire dai dirigenti sindacali nazionali della Cgil. Leggi il comunicato.
Riportiamo, di seguito, alcuni tra i più importanti passaggi del convegno di Ventotene e alcuni contributi utili per l’approfondimento.
L’isola di Ventotene riveste per l’Europa attuale un valore simbolico fortissimo. Malgrado infatti il chilometro e mezzo quadrato di cui consta, è dalle intuizioni che hanno avuto luogo su quest’isolotto del Mar Tirreno che ha avuto origine l’Unione europea: nel luogo di confino degli oppositori del regime fascista, nel luogo in cui il nazionalismo raggiunge il suo apice e tutta la sua carica repressiva e totalitaria, prende forma nel 1944 un progetto concreto e attuale di Europa unita, per superare gli orrori della guerra. È qui che tre confinati, tre convinti oppositori della dittatura fascista, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni rispondono alla loro condizione, ma soprattutto alle storture e alle ingiustizie della società europea dell’epoca, immaginando un mondo nuovo e trascrivendo le loro idee in un manifesto: il Manifesto per un’Europa libera e unita, meglio noto come Manifesto di Ventotene. Un testo che rappresenta quasi una rivoluzione, per l’epoca in cui è scritto, e ciò per via della natura altamente innovativa delle idee, delle categorie e dei principi che vengono delineati e proposti al suo interno.
Dalla radiografia della crisi profonda in cui versa in quella fase lo Stato-nazione e il modello di convivenza internazionale basato su di esso, i tre autori del Manifesto traggono la convinzione secondo cui l’unico modo per disinnescare il meccanismo malato all’origine della guerra sia quello di intervenire alla radice, superando cioè gli Stati nazionali e riunendo la loro sovranità e autorità in un unico Stato europeo. Per la precisione: una federazione di Stati. Non è la prima volta che l’idea di una Federazione europea, di un’Europa unita politicamente viene avanzata: è infatti lunga la lista di pensatori politici e di filosofi – Kant su tutti – che su un simile obiettivo avevano in precedenza fornito il loro contributo. Ma quell’idea aveva sempre mantenuto nei loro scritti le sembianze di un’utopia, di un’idea lontana e quasi astratta: la novità del manifesto di Ventotene sta proprio nella capacità di affermare e delineare l’attualità della Federazione europea, nel fatto che la sua costruzione viene proposto un compito immediato e per l’oggi. Dentro questa visione, tutti gli altri obiettivi politici passano in secondo piano, si sottomettono al fine dell’Europa unita, e ciò in quanto si ritiene che solo dentro un’Europa unita gli altri problemi (di natura economica, sociale e politica) possano trovare un’effettiva soluzione.
È lampante la distanza che separa l’Europa federale, democratica e sociale immaginata dai tre confinati dall’Europa odierna, con tutti i limiti derivanti dall’impasto di tecnocrazia, intergovernativismo e mercatismo. Fonte: https://www.fondazionedivittorio.it/quale-futuro-leuropa-ventotene-incontro-riflettere-sul-progetto-europeo
Filippo Ciavaglia, Area politiche europee e internazionali Cgil nazionale
Questa non è una semplice commemorazione. Siamo qui per darci un programma riprendendo lo spirito del Manifesto, proprio a margine della settimana di formazione dell’Istituto Spinelli che ha coinvolto centinaia di giovani a Ventotene.
Quale futuro per l’Europa? L’Europa è un cantiere sempre aperto. Da questa isola i confinati avevano avuto un osservatorio per immaginare l’Europa del futuro. Come diceva Spinelli, il Manifesto non è un invito a sognare, ma a operare.
In questa isola ci furono oltre cento confinati, oltre agli autori del Manifesto vale la pena ricordare Giuseppe Di Vittorio, storico segretario generale della Cgil.
Pier Virgilio Dastoli, Presidente Movimento Europeo Italia
La Cgil è tra i membri più importanti tra quelli di diritto del Movimento europeo, certamente tra le organizzazioni sindacali più attive. Il nostro Presidente della repubblica Sergio Mattarella ieri a Cernobbio ha detto che l’Europa è incompiuta. È così. La democrazia esiste se è in grado di garantire beni pubblici, altrimenti è fragile e inadeguata. Molto dipende dalle politiche. In alcuni casi sono stati fatti passi indietro, come per la transizione ecologica per esempio. Passi indietro anche su politiche migratorie, perché ciò che è stato deciso spesso viola addirittura i diritti fondamentali. Si parla molto di competitività, ma la competitività a volte rischia di aumentare le disuguaglianze. Bisogna continuare con la transizione ecologica, ma non senza la necessaria inclusione sociale. Bisogna anche cambiare le modalità con le quali si fanno le scelte in Europa, le scelte in Europa devono diventare più democratiche.
Francesco Sinopoli, Presidente Fondazione Di Vittorio
Riprendendo il vero spirito del Manifesto di Ventotene, oggi siamo chiamati a diventare dei rivoluzionari per costruire nuovi ordini, perché l’attuale sta portando alla mortificazione lavoro, democrazia e ambiente (e, quindi, vita sulla terra).
Il Manifesto di Ventotene si basa su un presupposto: lo Stato nazione è in crisi irreversibile (lo Stato nazione portato alle estreme conseguenze è dittatura). Bisogna creare un grande stato federale europeo per cancellare la guerra. E attraverso il superamento dello Stato nazione ricostruire le condizioni del progresso dell’umanità.
Il Manifesto è stato scritto nel momento di massima vittoria di fascismo e di nazismo. Nell’idea federalista delle origini, c’è l’intuizione di consegnare il potete ai territori: forte democrazia e partecipazione dal basso.
Nel 1944 Riccardo Lombardi, Altiero Spinelli e Vittorio Foa scrivono una lettera al Partito d’Azione al Cnl perché si valorizzi un potere politico del territorio che non è in contrapposizione a Roma, ma è inteso come integrazione. In questa cultura politica c’è l’idea che la partecipazione politica si costruisce dal basso. Idea economia solidale. In “Cristo si è fermato a Eboli” Carlo Levi evidenzia come per il popolo del Mezzogiorno in parte questo Stato era qualcosa di distante: “non è il nostro Stato”. Il rapporto tra Stato federale e partecipazione diretta dei territori è fondamentale. Oggi ci troviamo a fare i conti con un attacco ai presupposti della sua esistenza con l’Autonomia Differenziata che non c’entra nulla con questa cultura. Dobbiamo riappropriarci del concetto di Autonomia.
Nel ‘49 nel piano del lavoro della Cgil (quadro socialisti e comunisti erano contro il progetto Europeo, perché considerato troppo vicino all’America), Giuseppe Di Vittorio propone oltre la critica sterile al Piano Marshall, una posizione di sostegno alle istituzioni europee. La Cgil è stata capace di sviluppare un punto di vista autonomo.
Nel ‘57 in una risoluzione, la Cgil riconosce l’integrazione europea la base per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Naturalmente ricevendone critiche pesantissime. Ci fu uno scontro, e la Cgil, prima con Di Vittorio, poi con Trentin, assunse un ruolo centrale di rottura culturale in relazione alle politiche, in un contesto che vedeva con sospetto l’integrazione europea.
Insomma, siamo parte di questa storia. E oggi? Guardiamo al bilancio europeo: o i soldi vanno nella direzione di un grande piano di investimenti per abbattere la CO2 e cambiare tutto, oppure si mettono per le armi. Dobbiamo fermare questo delirio. Per noi è chiaro che le politiche industriali debbano avere una guida pubblica.
Simone Pampanelli, segretario generale Cgil Perugia
L’Europa era la promessa di non lasciare indietro nessuno e invece rischia di abbandonare interi territori e pezzi di popolo.
Gianluca Torelli, responsabile Politiche giovanili Cgil nazionale
Nella conversione ecologica c’è da prendere consapevolezza di un limite, nel quadro di un cambiamento epocale: abbiamo vissuto al di sopra delle nostre opportunità. Quel sistema è andato in crisi. Si impone un cambiamento, c’è un limite a questo modello di sviluppo: grandi cambiamenti investiranno il nostro continente. L’Europa sarà tra le più colpite. L’ONU stima che produrranno una migrazione verso l’Europa di 200 milioni di persone. I giovani sentono che le loro voci vengono messe a tacere. Lo dicono anche le analisi sui flussi elettorali (non c’è solo astensione). La politica serve se riesce a far immaginare alle persone una nuova strada da percorrere. Oggi l’avanzata delle destre si spiega perché c’è paura: la risposta è “chiudiamoci”. La politica deve saper creare un immaginario differente. Per superare queste paure bisogna coltivare fiducia. Da riportare, poi, nella nostra azione quotidiana.
Teresa Pampena, presidente Anpi provincia di Latina
Importanza della memoria. Bisogna recuperare le storie. C’è stata una voglia di dimenticare, ma poi ci siamo accorti che era meglio ricordare. In Ventotene si respira il dolore dei confinati, ma anche la voglia di immaginare. Anche a scuola non se ne è parlato tanto. La storia non basta conoscerla, ma bisogna utilizzarla per contrastare ogni avvisaglia nostalgica. L’antifascismo è un modo di vivere. Non è un pensiero. Madri e padri costituenti per la libertà, ma anche per i diritti. Oggi pericolo Autonomia Differenziata e Premierato.
Andrea Malpassi, Area politiche europee e internazionali Cgil nazionale
I conservatori che governano i Paesi europei stanno determinando il tramonto dell’Europa. Come sta andando l’Europa oggi non va bene alla Cgil, ma nemmeno ai cittadini. Lavoriamo per un’Europa giusta e per politiche ridistributive che permettano di accompagnare le lavoratrici e i lavoratori nei grandi processi di transizione ecologica e digitale e nella costruzione di un contesto di pace”.
CONSIGLI PER LA LETTURA
Come si diventa nazisti, William Sheridan Allen
La macchina del vento, Wu Ming 1
Per un’Europa libera e unita, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni
ARTICOLI:
https://www.collettiva.it/copertine/internazionale/ventotene-chiama-europa-xzwe6myk
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