Pace, pane, lavoro. Per primi si ribellarono
A 80 anni dagli scioperi del ’43 le organizzazioni sindacali incontrano gli studenti di ritorno dal viaggio della memoria
“Siamo qui per ricordare gli operai delle fabbriche del Nord che, incrociando le braccia nel 1943, per primi si ribellarono al regime, in quel processo di Liberazione che ci permette, qui oggi, di godere di diritti in uno Stato democratico. Ringrazio la Provincia per l’ospitalità e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil del territorio che da anni portano avanti progetti per la memoria”, con queste parole Fabio Lopez Nunes, presidente del Comitato Pietre d’Inciampo di Monza e Brianza, ha introdotto l’iniziativa pubblica nella sala Ghezzi della Provincia di Monza e Brianza.
L’evento – “Pace, pane, lavoro. Per primi si ribellarono: 80 anni fa i primi scioperi nelle fabbriche” – era principalmente destinato alle allieve e agli allievi degli istituti secondari di secondo grado della Brianza e promosso, insieme alle organizzazioni sindacali e dal Comitato, da Aned, Anpi e Associazione Senza Confini. A intervenire anche Carlo Ghezzi, vicepresidente nazionale di Anpi, e Milena Bracesco con il ricordo del padre Enrico, operaio e partigiano monzese arrestato per gli scioperi del ’43 e deportato e ucciso dai nazisti.
“Pane, pace, lavoro. Tre necessità vitali, tre moti d’impulso che animarono le lavoratrici e i lavoratori delle fabbriche milanesi e briantee, nella primavera del 1943, in una città bombardata dal cielo e vessata da terra con le angherie del fascismo. Gli operai incrociarono le braccia, nonostante il regime vietasse loro il diritto di sciopero. Furono moti di resistenza repressi duramente, con arresti e violenze di ogni genere. Pochi mesi dopo Mussolini sarebbe stato deposto, per poi risorgere in autunno, a capo della famigerata Repubblica Sociale, governo fantoccio servo del nazismo. E vennero gli anni peggiori di guerra profonda e deportazioni nei lager, fino alla Liberazione nazionale del 25 aprile 1945”, è quanto sinteticamente riportato nel documentato proiettato in sala “Quei ragazzi del 43-44”, prodotto dalla Cgil e dallo Spi di Monza e Brianza con il patrocinio del Comune di Monza e completato con le testimonianze degli studenti dei licei che sono appena tornati dal viaggio memoriale a Mauthausen.
Matteo Casiraghi, componente Cgil, Cisl e Uil nel Comitato Pietre d’Inciampo, è intervenuto sottolineando l’importanza del lavoro nel processo di Liberazione e in quello costituente immediatamente dopo la guerra: “Ciò che accadde a partire dal marzo 1943, fino alla Liberazione del Paese, riguardò inevitabilmente centinaia di cattolici, garibaldini, comunisti e socialisti, segretamente impegnati nell’antifascismo fino al costo della propria vita”, esordisce Casiraghi nel suo intervento. E aggiunge: “Già nel 1924 Mussolini tuonò vendetta contro due sindacalisti della Camera del Lavoro di Monza, il socialista Ettore Reina ed il cattolico Achille Grandi, secondo il regime artefici dell’insuccesso brianzolo del listone fascista nelle elezioni politiche di quello stesso anno. Il 2 ottobre 1925 il sindacato libero e democratico venne soppresso e successivamente scioperare diventò un reato”.“Quindi – conclude il dirigente sindacale a nome di Cgil Cisl e Uil territoriali – ricordare gli scioperi del marzo 1943 significa ricordare chi scioperò sapendo di potere essere arrestato o ucciso. Dal 1938 al 1945 ben 1202 lavoratori brianzoli vennero trasferiti nelle fabbriche tedesche e poi trattenuti in maniera coatta contro la loro volontà per accordo tra i regimi nazista e fascista. Dal 1944 ben 252 operai brianzoli vennero deportati nei campi di sterminio”.
Nella primavera del 1943 si scioperò in Brianza alla Singer, alla CGS, alla Hensemberger, alla Bianchi e anche in altre fabbriche.